domenica 20 maggio 2012

ADOZIONE E AFFIDO


Il Convegno “Adozione & Affido. Sfide e risorse della famiglia”, tenutosi ieri a Varese,  organizzato dall’ Afaiv-Onlus di Arcisate, è stato un successo, di cui devono essere fiere Antonella ed Elvira le due mamme organizzatrici, presidente e vicepresidente dell’associazione.

Molto ricco il programma della giornata, denso di stimoli e riflessioni; molti i visi, quasi tutti femminili, che si sono alternati sul palco; emozionante il filmato “Ritorno in Cile”, contributo dell’ ospite principale, la dott.ssa Anna Genni Miliotti, mamma adottiva, traduttrice (è lei che ci ha fatto conoscere il primo libro della Newton Verrier, “La ferita primaria” e speriamo possa presto tradurre anche il secondo “Coming Home to Self…”), scrittrice, ma da subito per tutti solo Anna; emozionati e bravi i figli intervistati a fine giornata.

Afaiv si è confermata la principale associazione di famiglie adottive radicata sul territorio della provincia di Varese. Da anni ha sviluppato rapporti di scambio e collaborazione con numerosi enti (associazioni famigliari, enti autorizzati e operative sociali); è in rete con le istituzioni pubbliche del territorio (Centri Adozioni ASL, Servizi Sociali dei Comuni); è membro del Tavolo Operativo Coordinato Provinciale) e socio fondatore del Care (Coordinamento delle Associazioni Famigliari Adottive e Affidatarie in Rete).

Afaiv ha organizzato per i propri soci ben cinque progetti di sostegno all’adozione e all’affido, distribuiti sull’arco di nove mesi:
-         Il genitore “giardiniere” al lavoro” (per i genitori)
-         Mondo nuovo, radici strappate. La pianticella “riparata” (bambini da 3 a 6 anni)
-         Raccontare, Raccontarsi (gruppo bambini 5-8 anni + gruppo bambini 8-9 anni)
-         “Lo sguardo dell’altro” (per i genitori adottivi di figli preadolescenti)
-         “Alt! Voglio scendere!” (per ragazzi/e tra i 14 e i 17 anni)
-         “Qui&Ora – La risorsa affido” (sostegno alla famiglia affidataria)

La nostra associazione ha accettato con entusiasmo l’invito a partecipare al convegno. Titolo del nostro intervento: “L’adozione oltre confine - l’emergenza porta alla nascita di un’ associazione”.
Il testo è disponibile sul nostro sito http://www.spazioadozione.org/ alla voce "testimonianze".

Segnaliamo l’ultima pubblicazione di Anna Genni Miliotti, “Ci vuole un paese. Adozione e ricerca delle origini. Testimonianze e strumenti per un viaggio possibile”, Collana Le Comete, DeAngeli (2011)

domenica 13 maggio 2012

Due libri da leggere tutto d’un fiato!


L’inglese Caoline Archer è autrice di due testi fondamentali sull’adozione, disponibili nella traduzione francese: Enfant qui a mal, enfant qui fait mal? Nourrissons – Petits enfants: Conseils pour les parents adoptifs et les parents d’accueil  e Enfant qui a mal, enfant qui fait mal? Grands enfants. Adolescents: Conseils pour les parents adoptifs et les parents d’accueil

 

Due libri che si leggono tutto d’un fiato, che aiutano a tirare il fiato, che teniamo volentieri sul comodino, perché ci fanno sentire meglio, stimolano la riflessione e invitano a trovare nuove strategie per migliorare il rapporto con i nostri figli, soprattutto con i più traumatizzati.

 

Prima di essere un’esperta consulente famigliare, specializzata nell’accompagnamento delle famiglie adottive e affidatarie, membro di Adoption UK (http://www.adoptionuk.org/), la Archer è e resta soprattutto una mamma, molto “collaudata” da una complessa esperienza adottiva di quattro figli ormai grandi. E’ un genitore che parla alle famiglie in difficoltà, partendo dai problemi di tutti i giorni; è un’amica che ti mette la mano sulla spalla e ti invita a calmarti, a riflettere e a ritrovare il buon umore!


Archer condivide e utilizza i metodi terapeutici di Johanne lemieux, ideatrice dell’Adopteparentalité ( http://www.quebec-amerique.com/johannelemieux/ : « L’enfant adopté doit être au cœur des préoccupations, mais le parent doit impérativement être au cœur des solutions ! ».

La Archer ci ricorda che:

-  “i bambini che non hanno mai imparato a sentirsi in sicurezza  possono difficilmente riconoscere ed accettare un accudimento amorevole (maternage) rassicurante e lenitivo nella loro nuova famiglia di accoglienza” ;
-     “i genitori che non si sentono sicuri e sostenuti possono avere delle difficoltà a prendersi cura con amore e assiduità dei loro figli”;
-     “i bambini ci segnalano, attraverso ciò che fanno o non fanno, i loro bisogni. Il nostro compito è quello di riconoscere ciò che il comportamento del bambino ci dice (comunicazione) o cerca di trovare (soluzione), tenendo ben presente che le stesse distorsioni di percezione, d’ aspettativa e di pensiero, derivate da esperienze precoci caotiche o invasive, possono deformare queste comunicazioni”;
-        “imparare a interpretare, per noi stessi e per i nostri bambini, presuppone conoscere la loro storia passata e conoscere gli effetti di un trauma precoce sul corpo e nell’anima”;
-   “i genitori e i professionisti devono prendere su di sé la responsabilità dei loro propri sentimenti e della relazione con il loro bambino. E’ allora possibile sviluppare la dance de l’attachement et de l’accordage, tra il genitore e il bambino, che riproduce le interazioni precoci tra il bambino e il genitore: tutto ciò è essenziale per guarire i bambini che soffrono e fanno soffrire”.

giovedì 10 maggio 2012

E adesso cosa faccio? Suggerimenti per genitori in difficoltà


Se sai in anticipo cosa ti può capitare, non ti spaventi, hai gli strumenti per intervenire subito e sai a chi rivolgerti.
Ci sono momenti in cui il dialogo con i figli si interrompe e si rischia di arrivare allo scontro. Per evitare il reciproco arroccamento, è meglio tirare il fiato e prendersi una pausa di riflessione. "Cosa mi sta succedendo"?. Ecco alcune cose da non fare e da sapere. Se hai bisogno di un sostegno, è arrivato il momento di chiedere aiuto! 

·     Non reagire emotivamente alle provocazioni: fai il suo gioco; sente che ti ha in pugno. Devi sforzarti di mantenere il controllo.
·         Non competere mai per il controllo della situazione.
·         Solo se tuo figlio si sente sicuro può cambiare.
·         Quando non condividi un suo comportamento controlla il tono della voce: deve restare neutro. Massima attenzione al linguaggio del corpo (la comunicazione passa al 50% attraverso il corpo, il 40% attraverso la voce, il 10% attraverso le parole).
·         Non cadere nella trappola del fare (agire d’ impulso). Fermati e chiediti cosa ti vuol dire tuo figlio comportandosi così.
·         Essere empatici non vuol dire “ti capisco” (sarebbe presuntuoso, visto che lui non si capisce!).
·         Quando fa la vittima non mostrare empatia.
·         Evita di essere permissivo, accondiscendente, indulgente. La mancanza di regole certe aumenta l’ansia.
·         Poche regole chiare di cui si dà per certo il rispetto (non entrare in discussione! Quando si stabilisce un accordo non si può rinegoziare).
·         Non gettare la spugna: mai dire “fa come ti pare”.
·         Non fare mai domande dirette se sai che tuo figlio dice spesso bugie. Formula delle ipotesi (“Mi sembra che oggi tu…”) e aspetta le sue reazioni.
·         Non avere paura di parlare degli eventi traumatici del suo passato. Parlare lo aiuta a capire il presente.
·         Quando chiedi a tuo figlio di impegnarsi a fare qualcosa che lui non vorrebbe fare, dai un rinforzo positivo per evitare la rabbia e il sabotaggio.
·         Dire “grazie” è per lui molto difficile, è ammettere la propria dipendenza.
·         Quando noi lo ringraziamo dobbiamo sempre spiegare il perché.
·         Può non capire la gentilezza e pensare di essere manipolato.
·         Cerca gratificazioni immediate (la promozione a scuola è una meta  troppo lontana!).
·         Basta un rimprovero per interrompere il rapporto di “fiducia vigile”. In tal caso il genitore diventa il suo “persecutore”.
·         Usa i comportamenti come delle “sonde”: provocatori o concilianti per controllare le nostre reazioni. Se ci mostriamo deboli o incerti è finita.
·         Amorevoli, empatici ma vigili e solidi come una roccia.
·         Basta 1 minuto per trasformare l’ansia in crisi di panico: intervieni prontamente, non lasciare che la situazione degeneri.
·         Non comportarti mai in modo prevedibile. Spiazzarlo, ti mette in una situazione di forza.
·         Osserva il comportamento non verbale (leggi lo sguardo)! Il contatto oculare va bene, ma non forzarlo in caso di conflitto!
·         Non usare con lui la parola “manipolare”, preferisci “trucco”.
·         Noi genitori vorremmo essere ricambiati nell’ amore… ma è meglio dire “Noi ti diamo amore; sta a te decidere se accoglierlo a meno”. Il fatto che non ci ricambi, non è un nostro problema!
·         Non catturare su di te la sua ansia: non puoi sostituirti a lui nella soluzione dei problemi.
·         Riconoscere che il proprio figlio potrà fare qualche pasticcio nella sua vita, aumenta le probabilità che NON lo farà!
·         La parola “scelta” va spiegata con tanti esempi. Insistere sui motivi.
·         Più proponi soluzioni, più lui si sente minacciato (=perdita del controllo sulla propria vita).
·         Non offrire aiuti o consigli se non richiesti.